ILSOLECHERIDE

L'immaginazione coniugata all'infinito.

28

Dic 2012

Non dire NON

scritto da / in SENZA FILTRO / 2 commenti

Catastrofismi mediatici, negazioni accentate, ipocrisia vestita a festa.
Un maiuscolo dramma, l’apocalisse annunciata dai cari Maya si riversa nelle parole accartocciate, unte e sporche.
Mi avete ufficialmente sfracassato le palle con la vostra voglia di annullare, con il vostro nichilismo del cavolo, con la necessità di volersi far compatire in maniera ipocrita e subdola.
Adesso basta!
Che i prezzi siano alti lo sappiamo tutti senza volerlo sottolineare ed evidenziare di giallo. Parliamo di possibilità non di precarietà, parliamo di quello che abbiamo e non di quello che manca, diamo valore alle capacità e non alle cose che devono ancora migliorare.

A chi mi rivolgo? A nessuno in particolare. La mia è una specie di ‘lettera al nemico’, quella che fluisce dalla mente, scende nel cuore, attraversa la pancia e arriva alle braccia, giù fino alle dita che toccano la tastiera. Uno sfogo che non consegnerò direttamente a nessuno ma che mi aiuta a liberare i pensieri dal groviglio di marcio che continua a rimbombare e risuonare nella comunicazione subliminale di media e persone che sanno soltanto parlare anteponendo la negazione, un NON maiuscolo e nero, che precede e incalza ogni cosa.

A me piacciono i colori, quelli sgargianti. Adoro il sorriso di chi, nonostante tutto quello che innegabilmente accade, riesce a trovare la forza di trasformare in canto la nenia monocorde e monotona del ‘vorrei ma non posso’.

Balle. Scuse.

Non è incoscienza, è coraggio. Il coraggio di voler ritrovare la semplicità.
La semplicità, se ci pensiamo, si raggiunge percorrendo due sentieri. Il primo è quello del pittore che dal nulla, dalla tela bianca, riesce a creare qualcosa di straordinario miscelando colori e creatività. Il secondo è quello dello scultore che da un blocco compatto e apparentemente senza forma riesce, per privazione, a tirare fuori, plasmare e modellare qualcosa di artisticamente edificante, bello.
Ecco, è proprio in momenti così difficili che dobbiamo ritrovare la creatività di affrontare la vita alla riscoperta del suo valore primordiale: la semplicità.
Possiamo avere poco, e allora iniziamo ad aggiungere colore. Oppure, se abbiamo molto ma non riusciamo a dargli valore, dobbiamo iniziare togliere e sottrarre il superfluo per ritrovare l’essenza.
Se indossiamo il paraocchi che ci instrada sulla via del ‘non’, faremo più fatica a vedere tutto il resto che è ‘con’.

Già perché come ho scritto tante volte, la consapevolezza di vivere con un cielo meraviglioso sopra la testa, con i nostri cari, con un piccolo lavoretto precario, con un pasto caldo, con il nostro entusiasmo vale molto di più del vivere non avendo un posto fisso, non avendo un fidanzato, non avendo soldi.
Anche perché se dico di non avere soldi, sicuramente questi – a meno che non cada il meteorite di Paperon de’Paperoni – non pioveranno dal cielo per finire gentilmente nelle mie tasche.

La fortuna aiuta gli audaci“. Le pappemolli parassita, inghiottire dal vortice della negatività demagogicamente ostentata e dal piagnisteo per elemosinare compiacenza, anche se ottengono qualcosa non se lo sanno godere. È un dato di fatto. Una volta preso/ottenuto per fortuna, caso o donazione quello che NON avevano tornano nel loop.

Un po’ come si fa con i bambini, sarebbe necessario educare, dare delle regole ferree per disciplinare i malpensanti.
Se pensi positivo, ci credi, ti adoperi, crei allora avrai. In caso contrario NON, e qui ci sta bello e maiuscolo, otterrai un bel niente. Un assioma lapidario e inconfutabile: non = niente.

Mi viene in mente il Bartleby di Melville con il mantra “I would prefer not to”…il rifiuto assoluto che chiude il dialogo, che nega e impedisce la comunicazione e ti spiazza, generando anche un po’ di nervosismo.

Mi sono stancata di questo esistenzialismo decadente. Accendiamo i lumi, illuminiamo il razionale, iniziamo a osservare le stelle nella notte buia.

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23

Dic 2012

Sull’invidia

scritto da / in SENZA FILTRO / Commenta

Che brutta cosa l’invidia.Un peccato da girone dantesco che ti fa sprofondare nell’ira, che ti fa diventare brutto, con il labbro teso a sinistra, digrignato, e la bava che cola ogni volta che vedi qualcuno che ha qualcosa più di te.

L’invidia è la visione distorta, l’umore avvelenato, la sudorazione acida e il suono cupo dei pensieri che ti allontana da te e ti proietta sull’altro. Un salto nel buio, una sensazione di vuoto auto generato.

Tutto il buono che possiedi diventa meschinamente poco, troppo poco nella comparazione  con il vicino.
Si innesta un famelico circolo vizioso, antropofago, malato e insano che stimola i succhi gastrici e colora di verde il viso.

Le persone invidiose si vedono in lontananza.
Passano la loro giornata nell’osservazione perversa dell’altro, imprecando per quello che non hanno e sminuendo – ma solo a parole- quello che non possono avere. Sì, solo a parole, perché dentro di loro macinano un grano spesso e grezzo di rancori mal celati, di insicurezze vissute e di pessimismo incandescente.

L’invidioso non lotta per migliorare la propria condizione ma per abbattere chi sta, a suo insindacabile giudizio, meglio di lui.
L’invidioso non costruisce, demolisce. Un abbattimento che detona cattiveria e sbriciola la parte buona di sé.
Non è distruggendo gli altri che costruiamo per noi. Dobbiamo diventare muratori, armarci di cazzuola e darci all’edificazione, morale, materiale e spirituale, l’unica via saggiamente valida per migliorare la propria posizione.
Se vuoi avere di più, lotta per conquistarlo, anche se non raggiungerai per primo il traguardo.

L’invidia non ti farà godere mai, anche se conquisterai castelli e sconfiggerai draghi. L’invidia ti spingerà sempre a guardare oltre la siepe, in un guizzo immaginativo fatto di biliosa stizza, di frustrazione e di cupidigia mai sazia.

Linvidia [é] un’infelice affermazione di sé“.

Sono stata invisiosa anche io.E me ne pento. Come un ex fumatore che non sopporta l’odore delle sigarette, il mio stomaco non digerisce più le lagne impietose e nevrotiche degli invidiosi, soprattutto se si annidano molesti dentro le mura del parentado (quelle dove dovresti sentirti sicuro e incitato, stimolato e supportato).

E’ sempre troppo facile giudicare le vite degli altri, la scusa migliore per non rivolgere lo sguardo all’interno, dove si possono utilizzare tutti gli strumenti per installare un software migliore, morbido e sincero, in grado di controllare l’evoluzione e l’innovazione personale.

Almeno a Natale, visto che si dice che bisogna essere più buoni, se proprio non riusciamo a gioire per quello che hanno gli altri, a partecipare con entusiamo al loro successo, rivolgiamoci a noi e troviamo il modo di mordere il nostro successo, oltre che il panettone  🙂

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