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01

Dic 2012

Aprire la gabbia

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Reduce da un giovedì e un venerdì dedicati alle conferenze, all’ascolto e alla condivisione di idee.

Due eventi nettamente diversi l’uno dall’altro. Il primo ha richiesto la mia partecipazione attiva, ha solleticato la mia capacità di riuscire a mettermi in gioco, a calare il velo di Maya, a uscire dal guscio autoreferenziale per iniziare a crescere in condivisione, in rete con gli altri.

Il secondo, invece, mi ha visto più passivamente auditrice, aperta a ricevere stimoli, suggerimenti, a cogliere coraggiosamente insegnamenti innovativi per evolvere, e non solo nel lavoro.

Due occasioni che mi hanno fatto riflettere sull’importanaza del coraggio, sul potere disarmante della sperimentazione, sul valore del cambiamento.

Troppo spesso decidiamo di chiuderci nella nostra gabbia, fatta di convizioni, di cliché, di routine e di disegni fin troppo ordinari. Una gabbia dalla quale è difficile uscire, perché non ricordiamo nemmeno dove abbiamo gettato la chiave, perché presi dalla convinzione che quello che stiamo facendo – il nostro agire- sia l’Agire, l’unico e solo modo di condurre la propria esistenza.

Lo dico da ex-pessimista, da persona che sta compiendo un cammino di cambiamento, e lo dico con convizione: non c’è nulla di più stimolante ed eccitante che buttarsi a capofitto in qualcosa di completamente nuovo, oscuro, non conosciuto.

C’è tutto il piacere della scoperta, la sfida del mettersi in gioco, l’entusiasmo della novità e la rivelazione che fuori dalla nostra gabbia ci sono sono altre gabbie, con altre persone imprigionate che dobbiamo liberare, privare delle catene sociali, dalla schiavitù degli schemi mentali tradizionalmente imposti.

Dobbiamo impare dalle altre esperienze, da quelle completamente diverse dalle nostre. Il confronto è una forte leva di miglioramento. Prenderci per mano e accompagnare il cambiamento. Farci forza, avere coraggio di sperimentare. Non c’è nulla di più innovativo e vincente delle idee, quelle partorite dal desiderio di rottura, quelle che ci faranno vedere cose che i nostri paraocchi, costruiti con anni di imposizioni e incastonati con ottusi tabù, hanno sempre nascosto.

Quello che mi ha impressionato, facendo un bilancio di questi ultimi giorni, è la qualità di pensiero, di dialettica e di lavoro di queste persone che hanno saputo declinare il verbo sperimentare in tutte le forme, con un occhio attento al tempo, quello presente. Ci si innova ora, qui e ora.

Allo stesso modo sono sempre più amaraggiata dall’ottusità, dalle forme di pensiero statico e impersonale. Dal copia e incolla di pensieri, dalla mancanza di carisma e dalla livella culturale che non spinge alla curiosità, all’indagine, alla scoperta, allo sperimentare strade che non sono state ancora battute.

E sì che siamo un popolo di navigatori, di scopritori di nuove terre, di poeti che hanno saputo esprimere in versi il sogno, di musicisti che hanno teso le corde delle emozioni, di chef che hanno fatto della sperimentazione l’ingrediente segreto di pietanze stellate.

Sarà forse perché ricolleghiamo l’osare con l’osè e tutto si tinge di tinte rosse, proibitive, immorali? O sarà forse che quella fottutissima paura, quell’ansia di cambiare ci spinge a rannicchiarci nella nostra – spesso claustrofobica- gabbia?

Bisogna solo prendere coraggio, acquisire la consapevolezza che tutti possiamo imparare a volare liberamente, ma fuori dalla nostra gabbia.

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