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23

Mag 2022

Lavorare è come nuotare

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Erich Fromm ne “Il coraggio di essere” scriveva: “L’uomo crede di volere la libertà. In realtà ne ha una grande paura. Perché? Perché la libertà lo obbliga a prendere delle decisioni, e le decisioni comportano rischi. Se invece si sottomette a un’autorità, allora può sperare che l’autorità gli dica quello che è giusto fare [….]”

Nel lavoro, come nella vita, ci sono persone che provano a inventarsi e altre che preferiscono farsi guidare. Ci sono anche quelli che si fanno guidare per poi inventarsi. E poi ci sono quelli che si lamentano perché… lavorare è uno “sbattimento”!

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27

Mar 2014

Suscettibile

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Suscettibile, permalosa e irascibile, malinconicamente incazzosa. Questo è lo stato d’animo generato dalla delusione, dalla frustrazione.

Non che sia perfetta e la migliore, lungi dal considerarlo e vantarlo. Però, cavoli, un po’ di valore è bene darselo di tanto in tanto. O no?!

A livello lavorativo sto attraversando un periodo di limbo. Non sono per nulla motivata. Non riesco più a trovare stimoli…Sono stanca di lottare con mulini a vento, di non ricevere alcun compenso per quello che faccio, anzi di dover continuamente investire in qualcosa che sta diventando un vuoto a perdere. Sbaglio io, forse. Anzi, sicuramente,  e so anche che questo non è l’atteggiamento giusto.

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25

Mag 2013

Workaholica

scritto da / in SENZA FILTRO / Commenta

Continuano a dirmi che sono workaholica.
Solo perché faccio più lavori, nel tempo libero (quale?), studio per tenermi aggiornata, e ho un compagno -che è anche mio socio in affari – più workaholico di me? Ok, datemi qualcosa di alcoholic, e che sia forte. Ah, e anche un gratta e vinci, di quelli buoni sia inteso.

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18

Mar 2012

Lo sgambettatore professionista

scritto da / in SENZA FILTRO / Commenta

Il lavoro di squadra non è per tutti. Mi capita sempre più spesso di collaborare con delle persone e di rendermi conto che siamo davvero della specie darwiniana più aggressiva nella lotta alla sopravvivenza.

Spesso il mors tua, vita mea, diventa un mantra sottile da celare davanti a sorrisini ipocriti di facciata mentre si entra a ‘gamba tesa’ alle spalle del proprio compagno di squadra (e non dell’avversario!).

Ragionando, non è l’egocentrico che non sopporto. Se tu ti vanti di essere bravo, vuoi tutte le attenzioni su di te, il tuo obiettivo è essere il leader del gruppo e, comunque, non danneggi nessuno, ci sta tutta. E’ una questione di carattere.

Quello che mi infastidice è chi crede che per mettere in luce le proprie capacità si debbano sminuire quelle degli altri. Non sopporto lo sgambettatore professionista, Quello che con te fa il compagnone, la persona che “siamo amici, condividiamo le informazioni e supportiamoci a vicenda” e poi, appena giri l’angolo o specialmente davanti a te (con capi, clienti e affini davanti),si diverte a ingigantire le tue mancanze e a variare le versioni dei fatti per sottolinare mamma-mia-quanto-sono- bravo-IO. Gode dell’inciampo altrui e non si rende conto della sua inevitabile caduta di stile.

Lo sgambettone, in fondo, è un insicuro. Crede che sia questo il modo di farsi strada nella vita, perché la sola professionalità non basta, bisogna ‘urlare’ per farsi notare, a scapito dello spirito di gruppo. Non penso, comunque, che abbia una esistenza serena. Le sue giornate sono alimentate da continui flussi di pensiero atti ad analizzare e smascherare le imperfezioni altrui con meccanismi mentali sottili e, a volte, diabolici…E che giramento di neuroni!

Tuttavia, se tutto questo tempo venisse impegnato per fare bene il proprio lavoro e basta, non ne guadagnerebbe in salute e in risultati ottenuti? La cosa bella del lavorare in team è data da una miscela di ingredienti come scambio, interazione, condivisione di capacità e risorse. Ognuno interpreta il proprio ruolo,e ognuno contribuisce alla riuscita di un progetto. Insieme.

Sarà che avrò visto troppe volte i 7 nani di Biancaneve spaccare le pietre insieme, canticchiando ahi-ohhhh, ma io voglio continuare a credere alle favole. Penso che il modo migliore per mettere in luce le proprie abilità non stia nella gomitata o nello sgambetto, ma nel far bene il proprio, umilmente accettando i propri limiti con lo stimolo di crescere e migliorarsi, nello scambio continuo di informazioni, saperi e conoscenze. Mi piace pensare che lavorare insieme sia come suonare all’interno di un’orchestra o di una jazz band che, anche improvvisando, sa regalare il piacere della sinergia di diversi strumenti differenti che, ascoltandosi l’un l’altro,  producono 1 musica. Ensemble.

…anche perché, caro sgambettatore professionista, devi stare attento. Se continui a ‘fare falli’ prima o pui anche per te scatterà il cartellino rosso. Per ora, cartellino giallo.

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