Pensieri, senza filtro.

Quando le dita improvvisano sulla tastiera

04

Mag 2012

Tra slow mood e linguaggio del corpo

scritto da / in Corpo, SENZA FILTRO / Commenta

E’ un po’ di tempo che non posto nulla, manca il tempo o mancano le cose da dire?

Le cose da dire non mancano mai, è il tempo che mi porta a stare sempre in viaggio, a occupare i momenti liberi in faccende di casa, lavoro – il primo- e a cure anti-acciacchi che inesorabili mi assalgono negli ultimi mesi.

Mannaggia, chi lo lo avrrebbe detto che il fisico somatizza così tanto. Ti senti bene, in forma, ma in realtà il tuo corpo continua a mandarti input che ti spingono a rallentare, a fermarti, a dedicarti a te. Il tuo stare bene è fittizio, sono i nervi che ti tengono in corsa e appena rallenti due minuti è fatta.

Tornata a casa dopo la Pasqua in famiglia, le mie amiche coliche mi sono venute a trovare nuovamente, mi sono ripresa, poi due viaggi di lavoro e ancora altri problemi di salute…ehm, forse c’è qualcosa non va.

Il mio corpo mi sta chiaramente lanciando dei messaggi, mi sta indicando la strada del letto, del riposo, delle coccole a me stessa e, soprattutto, del socio ormai stanco della mia latitanza e dei mucchi di panni da lavare… E se è vero che il caso non esiste,  è giunto il tempo di fermarsi, di rallentare.

Il mio sarà un maggio all’insegna dello slow mood, del prendersela con calma, del chi-se-ne-frega-io- non- sono- un- automa. Lo stakanovismo ti porta a produrre molto ma a godere poco della tua vita, dei tuoi cari, della meravigliosa natura che sta fiorendo intorno a te.

Ho inagurato la ‘fase slow’ dedicandomi alle letture: romanzi in lingua originale ( faccio il fenomeno e mi sparo super tomi in inglese per tenere allenata la lingua :-)), i consueti articoli di lavoro – beh quelli non mancano mai – e lo studio della psicosomatica…

…già perché un sacco di gente mi ha detto che i dolori, a seconda della parte del corpo colpita, hanno un profondo significato.

Spulciando e googolando un po’, questo è quello che ho trovato:

Artrite Critica ed autocritica, perfezionismo, rigidità , serietà

Asma Senso di soffocamento, amore soffocante, senso di colpa, complesso di inferiorità, mancanza di fiducia in se stessi

Braccia Vecchie emozioni trattenute nelle articolazioni, difficoltà a lasciare andare il passato ed i ricordi, attaccamento

Gomito paura di prendere una direzione, difficoltà di scelta e di accettare una azione

Collo Inflessibilità, rigidità, severità, autodisciplina

Cuore Negazione verso l’amore e verso la gioia, paura di concedersi e di concedere, anche paura delle responsabilità

Diarrea Paura di trattenere qualcosa per se stessi, senso di colpa e di ineguatezza, sentirsi non meritevoli

Dita Indice: ego, rabbia e paura. Pollice: preoccupazioni, paura delle responsabilità, Medio: Rabbia repressa, Anulare: unioni dolorose amorose o famigliari, Mignolo: Finzione, mancanza di verità, autocommiserazione

Emicrania Ruminazione dei pensieri, idee fisse, troppi pensieri, senso di responsabilità pesanti, stress, perfezionismo e frustrazione

Febbre Rabbia inespressa, emozioni represse, senso di colpa ed ineguatezza, desiderio di fermarsi

Gambe Paura ad avanzare, vita troppo frenetica, responsabilità incombenti, fretta, desiderio di fermarsi a riposare

Infezioni urinarie Rabbia, paura dell’altro sesso, ferite non risolte, senso di colpa

Raffreddore desiderio incoscio di tenere lontani gli altri, voglia di solitudine,

Prostata Mancanza di autostima, ansia da prestazione, senso di ineguatezza

Sindome premestuale Negazione della propria femminilità e del valore della donna

Ginocchia Inflessibilità, incapacità a piegarsi, senso di orgoglio ferito, ego, testerdaggine, paura verso i cambiamenti, ipocrisia

Gola Paura di cambiare, incapacità di farsi valere, rabbia, creatività frustrata. Laringite: troppa rabbia per potersi esprimere. Mal di gola: rabbia trattenuta. Tonsillite: creatività soffocata. Tiroide: trattenere le emozioni

Gonfiori Pensieri stagnanti, lascrime trattenute, tristezza inespressa, paure represse, sentirsi intrappolati

Mani Trattenere troppo a se stessi relazioni o cose materiali, anche denaro. Artrite alle mani: autocritica, critica verso gli altri, critica subita dagli altri

Obesità Bisogno di protezione, insicurezza, senso di colpa e di ineguatezza, crearsi uno scudo protettivo verso gli altri e la società, isolamento

Orecchie Rifiuto ad ascoltare gli altri, ottusità Mal d’orecchie: rabbia inespressa. Sordità: rifiuto delle idee altrui, isolamento

Piedi Autocomprensione, paura ad avanzare, mancanza di radicamento e di concretezza

Schiena Parte cervicale: mancanza di sostegno emozionale. Parte toracica: senso di colpa, paure inespresse, emozioni represse. Parte lombare: autodistruzione, senso di autocommiserazione e di ineguatezza

Stitichezza mancanza di fiducia di sapersi sostenere, tendenza a trattenere ed accumulare, difficoltà a lasciare andare il passato, i ricordi o le proprie idee

Stomaco Paura, incapacità di dirigere le proprie idee, la propria creatività, le proprie aspirazioni, sentirsi vittime o succubi di qualcosa o qualcuno

…insomma, come la giri, la giri anche un brufolo ti sta comunicando qualcosa. O hai mangiato troppo cioccolato o c’è una parte del tuo corpo che ha desiderio di emergere…certo che se emerge sul naso, non si può guardare!!!

Va beh, cerchiamo di prendere tutto con filosofia ( anche il brufolo sul naso) e affidiamoci a  Plutarco  che diceva che: “Il riposo è il condimento che rende dolce il lavoro“….beh, dai, forse abbiamo una scusa in più per riposare!? 🙂

Voglio condividere questo post su...

12

Apr 2012

Il 7 senso: il senso di colpa

scritto da / in SENZA FILTRO / Commenta

Il senso di colpa. Brutta cosa. Davvero, brutta.

Senso di colpa perché non fai abbastanza, perché non sei presente come vorresti, perché  il corpo si ribella allo stess a cui lo sottoponi e ti costringe a letto con qualche acciacco in più, perché senti che chi si aspetta molto da te, dietro qualche frase di circostanza, in fondo è deluso perché non sei presente come di consueto.

Come reagire? Ignorando o somatizzando ancora di più? Beh, spesso si ignora in apparenza per somatizzare nel profondo.

E poi c’è la delusione…quella di aspettare dalla persona che vorresti il supporto maggiore, ma quella persona non si rende minimamente conto a che punto sei arrivato, è troppo piena delle SUE cose, dei SUOI problemi e crede che la tua stanchezza, fisica e mentale, nasca solo da un atteggiamento dimesso e vittimistico.

Che poi, alla fine, se proprio uno volesse fare un bilancio della situazione…Perché ti ammali? Perché i tuoi anticorpi si sono rotti le palle di avvisarti – con qualche misero cenno – che stai ‘spezzando la corda’…Non si può vivere solo di FARE.

La mia esistenza da qualche annetto a questa parte è questa: lavoro, casa, lavoro, lavoro, lavoro e casa..Continuo a sentirmi dire che sono fortunata, che nonostante la crisi mondiale io il lavoro ce l’ho – anzi due – e me li devo tenere stretti. Verissimo, sono fortunata ma non sempre lavoro equivale a guadagno e spesso, fin troppo spesso, lavoro si traduce in sacrifici per gettare le basi, per seminare, aspettando che prima o poi fiorisca qualcosa di profumato e coloratissimo. Un lavoro costante e lungo che ti prosciuga risorse ed energie, facendoti dimenticare del tempo che scorre e della tua vita che, per certi aspetti, non stai vivendo.

Si vive per lavorare o si lavora per vivere? L’ideale sarebbe fare un lavoro ben remunerato, che ami e che ti lasci lo spazio per costruirti una vita che non sia solo dettata da rapporti commerciali, preventivi e l’ormai caposaldo di ogni attività, il fondamentale – e – che -te – lo- dico- a – fare- recupero crediti ( meglio se abbinato a un  corso di Karate e meditazione trascendentale).

Arrivi a un punto che ti accorgi che c’è qualcosa che non ti piace, che non ti appartiene. Il senso di colpa si amplifica. Quello nei confronti del lavoro che forse potresti far girare meglio, ma ormai spirito e corpo sono alla frutta, e quello nei confronti della tua vita privata che non decolla (magari vorresti costruirti una famiglia ma i tempi risultano sempre acerbi, mentre carta di identità e  biologia ti ricordano che sei più maturo di una pera moscia)…

Il 7 senso, dopo i 5 famosi e il sesto ( quello del film :-)), sembra ormai far capolino…un po’ come le 7 meraviglie, i 7 colli, i 7 mari, le 7 virtù, 7 chackra, i 7 nani…Insomma, ‘sto 7 è un numero che non manca nelle declinazioni e classificazioni.

Bisogna imparare a farsi scivolare le cose, cercare di far scioperare i neuroni quando si soffermano su pensieri negativi e sensi di colpa. Tanto, alla fine, non portano a nulla. Facile a dirsi, difficile da mettere in pratica.

E si ripensa, rimugina, ripercorre…quando ci impegniamo siamo dei registi da Oscar, scriviamo delle sceneggiature pazzesche, ambientate nel mirabolante universo dei nostri crani, fatto di immagini farcite con effetti speciali psichedelici e gli attori più paranoici di sempre con una dizione familiare.

Non si può sempre avere il controllo di tutto. Non si può essere perfetti. Abbiamo dei limiti, tutti. La soluzione auspicabile è imparare ad ascoltarsi di più, a non forzare la mano..imparare a mandare a fanculo   disattendere il giudizio degli altri – che sono umani e fallibili come noi – e a vivere la propria vita e non quella che ci impongono i canoni sociali e le persone intorno a noi. Tutto nel pieno rispetto degli altri, sia inteso.

E’ un percorso difficile, ostile e pieno di insidie, ma è necessario impegnarsi quotidianamente per ritrovare un po’ di autostima e di amor proprio, le basi per una esistenza serena.

Voglio condividere questo post su...

09

Apr 2012

Pasqua in famiglia

scritto da / in SENZA FILTRO / Commenta

Una Pasqua in famiglia. Era un sacco di tempo che non tornavo a casa dai miei. Il lavoro, gli impegni, la loro assenza per motivi personali…ma eccoci, adesso, tutti e cinque qui: mamma, papà, sorelle e gatto. Tutti insieme.

La cosa che mi ha sconcertato di più, una volta dalla scesa dalla macchina, è stato vedere un grosso cartello ‘appartamento in vendita’ fuori dal cancello di casa.

Già, i miei hanno deciso di vendere la casa della mia adolescenza per trasferirsi al mare, in Sardegna. È stato un bel colpo…chi lo avrebbe mai detto. Non che sia particolarmente legata a questa casa, in fondo ci ho vissuto solo 7 dei miei 33 anni! Ma sono stati gli anni  dell’università , quelli delle  mie nottate tra tazzoni di caffè e montagne di sigarette, quelli delle diete esagerate e delle litigate con una vicina bigotta e rompiballe.  Un po’ mi mancherà.

È sempre bello tornare a casa dai tuoi quando ormai vivi da solo da 8 anni…beh, bello per una settimana, dieci giorni, poi hai bisogno dei tuoi ritmi e dei spazi…Però, quando stai nel tuo vecchio letto, circondato dai ricordi e con la mamma che ti cucina le cose che golosamente brami, riempiendoti la valigia di vestiti e cose per la casa (perché tu non sai fare le lavatrici come lei – e quindi a suo dire hai solo capi rovinati- e non hai il suo stesso inopinabile gusto per l’arredamento) è tutta un’altra cosa.

Riscopri il sapore e il gusto di essere figlio. Per un istante dimentichi le tue mille responsabilità quotidiane, le bollette da pagare, le lavatrici che ti aspettano a casa, il tuo frigo che adesso piange miseria e le montagne di cose da stirare che ti attendono al tuo ritorno, tra una impegnativa giornata di lavoro e le discussioni con il socio.

Rivivi il gusto di stare a letto fino a tardi quando, viziata dal tuo papà, al risveglio ti attende una fumante tazzina di caffè portato a letto.

Passi ore e ore a chiacchierare e a condividere sogni e visioni di vita. Assapori il calore dell’amore e togli la maschera per vivere in libertà il tuo modo di essere, nel bene e nel male.

È bello sentirsi così, abbracciati da un morbido senso di semplicità, naturale, spontaneo, tuo.

Domani le valigie mi attendono e anche il ritorno alla MIA vita…beh, non si può essere piccini per sempre, bisogna continuare a diventare grandi!

Voglio condividere questo post su...