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02

Mag 2024

Ginocchia che fanno male: cosa dice la psicosomatica

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Sono ormai 10 giorni che le mie ginocchia fanno Giacomo – Giacomo, in particolare il mio ginocchio destro, che è più scrocchiarello delle patatine all’ora dell’aperitivo.

Non ho avuto traumi fisici particolari, tantomeno affaticamenti che mi fanno ragionare su una causa empirica. Per questo ho pensato di andare oltre e indagare la cosa dal punto di vista energetico, tirando in ballo metamedicina psicosomatica.

Se i piedi sono collegati al nostro agire, al nostro stare, le articolazioni e le ginocchia dialogano con la nostra sfera mentale ed emotiva, con il nostro sentire.

Non a caso esistono un sacco di modi di dire che letteralmente “mettono in ginocchio” le nostre ginocchia, riportando sulle nostre rotule pensieri e carichi emozionali.

Tipo:

  • Avere le ginocchia che battono: essere spaventati o nervosi
  • Cadere in ginocchio: cedere completamente, spesso in preghiera o supplica
  • Ginocchia tremolanti: essere spaventati o impauriti
  • Chiedere in ginocchio: supplicare o implorare qualcosa con grande fervore
  • Sulle ginocchia di qualcuno: dipendere completamente da qualcuno, spesso finanziariamente o emotivamente
  • Raschiarsi le ginocchia: fare un errore o inciampare (in qualcosa)
  • Piegare il ginocchio: sottomettersi o accettare una situazione senza lottare
  • Battere le ginocchia: ridere in modo incontrollabile
  • Andare di ginocchia in ginocchio: fare qualcosa con grande fatica o sforzo

La lettura profonda ci dice che quando avvertiamo dolori alle ginocchia è perché sovraccarichiamo l’apparato locomotore: qualcosa grava su di noi, ci immobilizza o rende sofferente l’incedere.

Andare verso il futuro

Le ginocchia sono fondamentali per camminare, muoversi, andare avanti.
Il dolore in questa parte del corpo potrebbe quindi indicare paura o ansia verso il futuro, un blocco nella progressione verso i propri obiettivi o nella gestione delle sfide. Perché? Perché forse non  si è scelta la destinazione, perché magari non ci si vuole inginocchiare alle direttive e agli orientamenti di qualcuno o, ancora, non si vuole andare da e verso situazioni che non risuonano con noi.

Non ci si abbandona al fluire degli eventi, la creatività è in ginocchio: incriccata, scricchiolante, graffiata. Si procede a stento, non si riesce a muovere un passo senza avvertire fastidio, una sofferenza che scorre in profondità, ben oltre l’area tonda circoscritta a metà circa della nostra gamba.
É un non voler fare o un fare controvoglia: una vera e propria resistenza al cambiamento e alla trasformazione.

Irrigidimento mentale

Come ci ricorda l’etimologia, “ginocchio” deriva dal latino “genuculum”, che a sua volta ha origini incerte ma è probabilmente correlato alla radice indoeuropea *g(e)neu- o *g(e)nu-, che significa “piegare” o “flettere”.

Penso Janu Sirsasanaallo yoga e a Janu Sirsasana –   in sanscrito è “जानु” (jānu –il ginocchio |  śīrsa – testa | āsana – posizione) la posizione in cui una gamba viene piegata verso il corpo mentre l’altra viene estesa.

Il ginocchio della gamba piegata è flesso e il piede è posto contro l’interno della coscia opposta. Un’asana di allungamento dei muscoli posteriori delle gambe che coinvolge il ginocchio della gamba piegata e implica un abbandono, un lasciarsi andare, un arrendersi con consapevolezza.

Quello che non si può, non si fa e non si vuole fare se il ginocchio fa male.

Questa lettura psicosomatica ci mette davanti all’orgoglio, all’inflessibilità,  a quella reticenza che fronteggia  le sfide. Un rifiuto che non si adatta, un no perentorio, un nonmimuovodallamiaposizione che parla con il linguaggio del corpo.

Auto-sabotaggio

In alcuni casi, il dolore alle ginocchia potrebbe essere un modo inconscio per punirsi, una sorta di auto-punizione che può alimentarsi con sensi di colpa e bassa autostima, portando il corpo a manifestare il disagio fisico come una forma di sabotaggio.

Prevale l’insicurezza, quella che non fa stare in piedi, belli dritti, quella che amplifica la necessità di un supporto che non c’è, che non arriva, che manca. Un supporto che va oltre quello fisico, ovviamente.
Si percepisce l’assenza del sostegno emotivo, rimbomba il suono vuoto della solitudine che, come un macigno, incombe sulla via e ostacola l’incedere.

A voi è mai capitato di riflettere sui vostri acciacchi? Avete mai indagato sulle cause profonde delle vostre sofferenze fisiche?

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Grazie :)
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