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Apr 2017A muso duro
scritto da jadosa / in SENZA FILTRO / Commenta
Ok, non lo dico più che è un po’ che non scrivo. Non c’è bisogno di dirlo, si vede.
Il fatto è che ne risente la mia salute mentale: poco sfogo alle sinapsi e troppa ritenzione emozionale che è peggio della cellulite.
Il motivo del mio non scrivere? Il tempo. Sì, lo so è una affermazione paracula che serve a giustificare il procrastinamento cronico e affermare l’affamato cannabalismo della to do list piena di cose priorità 1.
Però è vero che ho avuto un sacco di cose da fare, così come il fatto che c’era un disegno dietro alla volontà di non condividere pensieri nudi sullo sfondo pixellato.
Ho raschiato con le unghie stridule il muro delle aspettative disattese, ho massacrato il mio futuro bombardandolo di ansie e riempiendolo di puntini da unire. Ho rinnegato i sacrifici di una forza acquisita sul campo e ho intonato nenie monotonali.
Insomma, è stato un gran periodo di merda.
Paolo Fox, ma anche Branko, mi avevano avvisato che i primi mesi dell’anno sarebbero stati pesanti ma non pensavo di stare così profondamente sul cazzo alle costellazioni della Galassia.
So che la felicità non la posso comprare su Amazon, ma pensavo che fosse solo colpa del fido sulla mia carta di credito:-)
Lo so, lo so…sono il solecheride, quella che ha una sezione del blog che si chiama raggi di ottimismo e che studia (e pratica) da decenni le filosofie orientali. Ma sono anche un essere umano fallibile e limitato, con un sistema immunitario che può impazzire e un intestino che si può irritare.
Sono una donna che è arrivata a un punto della sua vita pieno di disarmanti certezze, prima tra tutte la voglia di non accontentarsi. Una donna con un forte desiderio di famiglia soffocato dalle contingenze di un destino beffardo e una professionista ancorata a un modello etico e traspartente di business, una di quelle per cui conta quello che fai e non quello che declami.
Ho un gran casino in testa, come sempre: centinaia di migliaia di idee geniali, progetti da costruire, vette da scalare, timbri sul passaporto da registrare. Sto studiando così tanto eppure non mi sembra mai di conoscere abbastanza.
Leggo, guardo, osservo, faccio. Ho così tanta voglia di fare che temo che tutto questo “agire” sia solo un mantello tessuto per coprire il silenzio rumoroso dell’anima. Ecco, forse dovrei sostituire all’azione l’enstasi, la ritenzione dei sensi verso l’interno. Dovrei arrendermi all’ozio esplorativo e immergermi in me, sospendendo ogni forma i giudizio.
A muso duro tocca affrontare questa cospirazione interplanetaria delle sfighe cosmiche, a muso duro.