Pensieri, senza filtro.

Quando le dita improvvisano sulla tastiera

10

Gen 2013

SconbussolataMente

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Sono di ritorno da un viaggio di lavoro a Milano, e sono sfranta. Sfatta di sonno e stanchezza.
Ho bisogno di riorientare la bussola, di rimettermi nella giusta direzione, sempre a caccia di un po’ di serenità per il mio animo travagliatamente irruento.
Non vedo l’ora di entrare a casa, appoggiare la valigia da disfare piena di abiti vissuti sulla pelle una media di 17 ore al giorno per 4 lunghissimi giorni e fiondarmi sotto la doccia.
Voglio perdermi nella nebbia del vapore acqueo, dolcemente stordita dal profumo del bagnoschiuma e ipnotizzata dal mantra dell’acqua che lava via le tensioni e rilassa i muscoli contratti.
Devo switchare da un lavoro all’altro, devo riabituare i miei neuroni a discorsi differenti, a responsabilità differenti. Insomma, devo fermarmi un attimo, lasciar ossigenare e decantare i pensieri prima di ritornare nell’apnea creativa e schedulata delle mie caoticamente organizzate to do list.
Questa breve ma intesa esperienza meneghina mi ha portato a riflettere sulla mia carriera lavorativa, felicemente precaria e freneticamente indefinita.
Ho avuto modo di interagire con persone, mie coetanee, schizzate ai vertici di multinazionali. Ragazzi in carriera che guadagnano 5 volte più di me, manager rampanti i cui panni, nei sogni dei miei genitori, avrei potuto indossare anche io se solo ci avessi provato o avessi fatto scelte diverse.
Ma io non ho ancora capito che cosa voglio dalla mia vita o, forse, non ho scelto davvero una strada ma più sentieri, ognuno differente, ognuno in sinergia con la mia indole variegata e indefinitamente curiosa che non riesce a chiudere in un ambito i suoi interessi e le sue potenzialità.
Mi sento come un artista del tutto e niente, un creativo che deve sperimentare, un bambino che sta imparando a camminare e non riesce a orientare i suoi passi in maniera lineare ma si muove incerto alla scoperta dello spazio.
Un pioniere alla conquista dell’Eldorado, anche se non so nemmeno io dove sia e come si faccia a raggiungerlo 🙂
Io continuo a orientarmi con la mia bussola colorata e un po’ sgangherata nella selva delle troppo intense passioni che attraversano il mio essere me.
Sono una fottutissima e imprevedibile giovane marmotta nel bosco della vita.
Una vita che intreccio con fili di spessore differente, e che tendo a disfare – a mo’ di Penelope – nel tentativo di perfezionare il risultato.
I fili sottili si spezzano ma la treccia non perde mai l’arcobaleno cromatico nella sua complessità artigianale.
Vivere alla giornata, ecco forse io devo puntare a questo.
Non riesco mai a dare definizioni certe, a stabilire limiti o confini, a recintare le mie ambizioni in un settore o all’interno di una sfera perfettamente circolare.
Sono un grafico irregolare, un elettrocardiogramma che raggiunge picchi altissimi e poi improvvisamente si riduce, raggiungendo a volte quel piattume lineare che nel mio caso si chiama incertezza.
Non mi resta che arrendermi a me stessa, alla mia incontrollabile coerenza.
Sì, perché in fondo nella mia cartella colori ci sono fin troppe sfumature, e non solo di grigio ;-). La mia è una coerenza all’incoerenza. Facile!
È inutile, ci ho provato ma davvero non riesco a circoscrivermi e, magari, non è poi così male. La cosa importante è non smettere mai di crescere, studiare, osservare e ascoltare curiosamente la vita che per osmosi entra nelle mie vene.
….prima o poi riuscirò a piantare qualche bandierina sulla luna, sinuosamente femmina, del mio mondo solare attraversato da eclissi naturali. Per il momento, continuo a fluttuare come un astronauta nella galassia infinita dei miei variegati pianeti mentali.

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