Pensieri, senza filtro.

Quando le dita improvvisano sulla tastiera

06

Feb 2020

Avversativa

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Sono mesi che non scrivo qui.

Ho scritto altrove, in posti che meritavano la mia penna e in altri che, vabbè… lasciamo stare.

Nel frattempo, ho girato un bel po’ per lavoro, tra Europa e Stati Uniti, e l’estate scorsa mi sono concessa anche un paio di settimane per purificare il karma nella terra del mahatma. Ma dell’India parlerò in un post a sé, quando i miei neuroni avranno voglia di narrare le sensazioni che fino a un mese fa mi tenevano in uno strano stato di benessere e serenità, una roba che oh, giuro che non mi sono fatta di niente!

Ma allora perché questo ritorno alla tastiera?

Facile. Perché ne ho bisogno.

Tremendamente bisogno.

Scrivere è l’unico strumento che ho a disposizione, aggratise e on demand, per scaricare l’immondizia cerebrale, fatta di aspettative mancate, autostima afflosciata ed energia che cerca un veicolo, un avatar, una forma diversa che non sia rabbia incandescente che come lava erutta (e l’immagine, fidati, non è un granché) dal mio corpo.

Che cosa è successo in questo periodo nella mia vita? Lo so a te poco importa, ma me lo chiedo io.

Niente e tutto.

Ho perso 10 chili, sto facendo delle cure naturali di cui ti voglio parlare – appena ristrutturo il blog con una bella sezione dedicata, ho consegnato all’editore il mio secondo libro, mi sono appassionata alle neuroscienze e alla psicologia in modo quasi morboso, ho fatto un corso di meditazione e adesso sono tremendamente incuriosita dall’ipnosi.

Insomma, mi divincolo nei meandri di cervello, mente, comportamenti e linguaggi che traducono le emozioni…
Cerco di capire, cerco di capirmi.

Ah, tra le altre cose continuo ad annaffiare la passione per l’editing audio, sono anche arrivata a comporre i miei primi esperimenti da Jadosa dj. Il mondo però non sarà ancora allietato dalle mie vibrazioni, devo perfezionare il tiro. Calvin Harris, daje, puoi stare tranquillo! 

Vita privata? Beh, è privata! Seh, come se la privacy esistesse…

La vita privata è al solito. Io e il socio abbiamo mille progetti ma concretizziamo poco. Siamo attorcigliati dalla contingenza, dalle paure, dai “se” e da alcune visioni dissonanti che stonano e rendono l’orchestrazione sempre più complessa.

Sai che c’è?! É che questa cosa del tempo inizia davvero a tormentarmi. Mi sono studiata trattati, ricerche, letta libri di fisici, di religiosi, di guru e niente… Non riesco ancora a capire come cavalcare questo cavallo impazzito fatto di secondi e minuti. Il mio a momenti torna sulle strade del passato e si carica di rancore, altre volte, invece, visualizza solo autostrade del futuro e si gonfia la criniera di aspettative; ma io sono qui, nella adessità, come direbbe Lama Surya Das, e dovrei, dico d-o-v-r-e-i godermi quello che accade in questo accidenti di presente, sempre che esista, questo famigeratissimo presente.
Hey presente??? Se ci sei fatti… presente!

Il tempo è illusione?

E noi chi cavolo siamo? Quello che vediamo è solo una psichedelica proiezione del nostro cervello? Cioè questa sceneggiatura del cazzo la sto scrivendo davvero io?

Non è un bel periodo, si capisce eh?

Che poi, non è nemmeno brutto eh.

É strano, confuso, poco a fuoco.

A tratti credo di sapere quello che voglio, poi però cambio idea.

Mi piace il mio lavoro? Sì, però che palle dover continuare a muovermi in un ambiente fake e pieno di prime donne.

Mi piace la mia vita privata? Sì, però vorrei mettere su famiglia! Forse.

Mi piace la mia routine? Routine??? Hai detto quella cosa che devi ripetere ogni giorno sempre le stesse azioni? Se si tratta di mantra, tutto bene. Ma sul fare quotidiano, parliamone.

Però, tuttavia, ma…

Ecco la chiave! Sono le parole a indicare la direzione, giusto?

Ho capito, allora: sono avversativa o avversa.

Mi contrasto da sola. Prima affermo, poi però…

Eccolo! É arrivato ancora il però, un albero di pere con l’accento, ti avrei detto da brava bimba che leggeva Rodari.

Sono avversativa perché

  • mentre faccio qualcosa vorrei fare altro
  • quando sono felice non mi godo mai il momento fino in fondo
  • laddove intuisca qualcosa che non va, spesso lascio correre
  • anziché lottare per i miei obiettivi, mi impigrisco nelle mie lagne
  • invece di cambiare quello che non va, aspetto che il vento cambi
  • amo scrivere ma non sono ancora riuscita a trasformare la scrittura nella mia fonte di sostentamento primaria
  • voglio andare in Oriente, tuttavia in questi mesi pianifico viaggi in Occidente
  • mi diverto un sacco con il mio podcast però non riesco a monetizzare come dovrei
  • non sono mai abbastanza eppure, se scavo a fondo, so che non è così

Suono, più o meno così…  Do you know what I mean?

Però…

Dai, sono tornata a scrivere, e la sai una cosa?! Dopo questi 20 minuti di flusso ininterrotto di cazzate generate dalle mie amorevoli sinapsi, io mi sento più leggera.

Presente quando soffri di stitichezza e non vai al bagno per giorni e hai bisogno di liberarti?

Ecco, la scrittura è la mia fibra naturale… ma attenzione, scrivere non mi fa cagare! 🙂
Anzi, scrivere mi alleggerisce così tanto che mi fa volare, mi rende felice, mi fa sorridere mentre le dita non  capiscono più un cazzo (“nulla”, Giada. Si dice niente, nulla o quello che  ti capita, ma – avversativa –  che non sia annotato nel vernacoliere dello sporcaccione scurreggione! – ammonisce, con tanto di cartellino rosso, la mia censorea voce interiore) mentre sono burattinate dal mio emisfero sinistro che fa a pugni con il destro.

Vabbè.

Devo trovare un modo di chiudere a effetto questo post senza filtro ma, visto che sono avversativa, non lo faccio.

Sayonara, e se ti chiedi il perché dell’immagine, sappi che c’entra con il cavallo del tempo ma anche no.

Voglio condividere questo post su...

Grazie :)
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