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Giu 2016Fotografia di un istante, nero su bianco
scritto da jadosa / in SENZA FILTRO / Commenta
[Ho ritrovato questo biglietto, tutto scritto. È di un paio, forse 3, settimane fa. Lo riporto così come è scritto, senza modifiche o cancellazioni, fotografia di un istante, nero su bianco.]
Ho preso un pezzo di carta, un biglietto del treno già utilizzato, prezioso testimone di pensieri che si accavallano in una mattina di domenica.
Mi prende come un raptus: devo scrivere. Devo annotare quello che mi sta passando per la testa, mettere in caratteri neri su un foglio bianco il susseguirsi di suggestioni, emozioni e idee che arrivano quando non sei pronto a registrarle digitalmente. Afferro avida una penna e un foglio che ha troppo poco spazio per ospitare ogni quadro mentale che mi si proietta davanti agli occhi.
Ho l’iPad in valigia e non ho con me un portatile. Ho lasciato anche il mio quaderno dei pensieri chiuso dentro la valigia. Mi rimane solo questo foglio, testimone dei neuroni così attivi alle 6 di una domenica di giugno.
Sono appena tornata in Italia. Ieri notte un volo da Londra mi ha portata a Roma e adesso viaggio verso casa.Ho dormito una manciata di ore, quelle sufficienti per attivare le sinapsi, a quanto pare.
[…]
Pensavo alla folla, alla gente, alle vite nascoste in tutta questa umanità che riempie metropolitane, stazioni, aeroporti, anche alle 6 di una domenica mattina di giugno.
Ognuno ha una sua storia, ognuno è vestito uguale e diverso agli altri, ognuno trasporta un fardello ricolmo di vita, da raccontare o tacere.
Sguardi intensi, persi, sorridenti, sdentati, addormentati.
Guardo le loro scarpe. Sì, perché per me la scelta delle scarpe è un po’ come l’esame del DNA delle apparenze.
È passato il controllore: ho un biglietto elettronico ma lui non ha avuto voglia di affidarsi alla tecnologia per verificare la correttezza della mia prenotazione. Mi ha guardato, ha fatto un cenno con il capo, e mi ha augurato una buona giornata. Deve essere che ispiro fiducia, sarà lo sguardo sveglio di questa mattina?!
Mille cose ruotano per la testa, veloci come un treno merci che attraversa i binari e ti fa arrivare in faccia uno schiaffo ventoso.
Penso al lavoro, ai soldi, alla mia famiglia che non c’è, alla partita interrotta alla playstation di 5 giorni fa, alla dieta sgarrata (ho appena trangugiato famelica una brioche).
È bello tornare in Italia ma lo è altrettanto respirare il clima cosmopolita e metropolitano di città come Londra, dove dentro ai negozi, tipo Boots, trovi una donna con il burka che ti sistema le sopracciglia per qualche pound.
Porca vacca, i pensieri accelerano e lo spazio per scrivere si sta riducendo sempre di più.
Penso ai miei competitor – che ultimamente fanno copia e incolla di quello che faccio io, alle mie colleghe che mi supportano e sopportano, al calore di certe telefonate che accorciano le distanze. Chissà cosa succederà, chissà se davvero i sogni, se non legati all’azione, rimangono solo illusioni.
Frammenti, pezzetti di idee creative… penso alle slide che devo creare per Torino e Rimini, all’ispirazione che nasce dall’osservazione curiosa e compulsiva, alla mia incapacità di vendermi e a quella, invece, di riuscire, sempre e con successo, a promuovere e valorizzare gli altri.
Sto facendo tanti piccoli passi, concretizzando la mia carriera in qualcosa che odora di menta e limone: rinfrescante, aspro, profumato e profondamente appagante.
Che fatica dover fare i conti con se stessi, più difficile di quello che sembri.
(Ok, lo ammetto: sono passata davanti a un gregge di pecore e ho agitato la mano destra con la speranza di avverare la buona sorte. Ma posso continuare a scrivere cose così, senza logica e senso? Bh, posso. Il blog è mio e ci scrivo quello che voglio io).
Il treno si è fermato. Salgono un uomo in giacca e cravatta e una signora minuta con gli occhi piccoli piccoli che sostiene a fatica un’enorme busta della spesa.
Non ho più spazio per scrivere, devo arrestare il flusso senza filtro altrimen…
[Finisce così. Senza una fine vera e propria. Ma in fondo la vita non è che un grande cerchio: la fine non esiste. Esiste solo una ripetizione infinita di giorno e notte]