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Gen 2018Nel carrello della spesa
scritto da jadosa / in SENZA FILTRO / Commenta
Finalmente un momento di silenzio. In realtà, mentre scrivo la musica scorre sotto pelle e le dita danzano sulla tastiera. Stavo per andare a dormire, ma il richiamo è stato troppo forte. Avevo bisogno di scrivere, una necessità impellente alla quale nemmeno la resistenza può ribellarsi.
Scrivo tanto in questo periodo, ma non di quello che sento. Scrivo per lavoro, scrivo di cose di lavoro, ma non scrivo a me di me. Non lascio che quello che ho dentro venga fuori allo scoperto.
Proteggo ogni singola nuvola di pensiero per paura di svelare o rovinare i piani. Ho così chiaro quello che voglio che devo solo seguire il binario che, rotaia dopo rotaia, sto costruendo verso la destinazione.
So dove voglio andare, non ho più alcun dubbio.
Mi sento un po’ come quando sei a fare la spesa: hai tutti gli ingredienti nel carrello ma devi ancora passare alla cassa a pagare, caricarli in macchina e correre a realizzare la ricetta che pregusti da tempo.
La vita sa essere davvero perfetta nella sua imperfezione. Ogni persona che incontriamo, ogni cosa che ci capita – nel bene e nel male – non arriva mai per caso e mai nel momento sbagliato.
C’è un tempismo così strano, nel dolore e nella gioia, che non riesco a ricondurlo a nient’altro che alla perfezione della macchina dell’esistenza. Piano piano, guardandoci alle spalle uniamo i puntini, come diceva Jobs, e cazzo sì, capiamo! Capiamo che quei pianti, quei sacrifici, quegli abbracci e quei sorrisi incontrati lungo il nostro percorso erano parte del bagaglio che adesso sentiamo lì, sulle nostre spalle, e appeso alla nostra anima.
Sentiamo che il caso non esiste, che forse era il caso di aspettare davvero per avere la consapevolezza di riuscire ad assaporare quello che, finalmente, abbiamo messo nel carrello.
É come se mi si fosse spannato il vetro e riuscissi a vedere l’immagine riflessa di quello che sono e riuscissi anche a capire l’incoerente ipocrisia delle relazioni basate solo sull’interesse.
Nel lavoro ci sta (forse), o almeno così dicono quelli che si intendono di business. Sarà ma io, tra le varie cose sulle quali ho fatto risplendere la confusione, annovero anche la volontà di allontanarmi dalle impalcature: traballano troppo, sono instabili e mi rendono ansiosa, poco libera nell’operare secondo la mia natura, che è la mia forza, nel bene e nel male.
Va beh, ho già dedicato troppi caratteri a questi pensieri. Ho una spesa nel carrello, devo velocemente avvicinarmi alla cassa, altrimenti i sogni da cucinare vanno a male.