Pensieri, senza filtro.

Quando le dita improvvisano sulla tastiera

12

Ago 2014

Orticaria e barche senza timone

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Giorno di vacanza numero 4: ho già vinto una bella allergia con tanto di visita in guardia medica, due punture di antistaminico e cortisone, più tassativo divieto di andare al mare. E non parlo di un mare qualunque. Sono in Sardegna dai miei, e il tempo è splendido.

Aggiungiamo poi che l’idea di restare tappata in casa mi rende nervosa, che da quando sono qui i rapporti con il socio sono una merdaccia e che sono perennemente bombardata da familiole felici che palesano la bellezza coniugale…ecco, preferivo stare in ufficio a bestemmiare con la gente che non paga e a insultare quella maledetta città nella quale sono residente.
Il socio, quando veniamo in vacanza, sta casa con i suoi. In pratica è assente, non pervenuto. Beh, se lo è quando è a casa con me (nonostante provi come una mosca ad attirare l’attenzione), adesso in più ha la scusa di soggiornare da un’altra parte, e praticamente posso considerarmi una vedova bianca.
Se penso poi ai discorsi pre partenza, il prurito aumenta.
Peggio ancora se rifletto su quello che vorrei…altro che grattarsi, mi auto scuoio.
Già perché l’orticaria – che ha sicuramente avuto una base scatenante da problemi alimentari – posso leggerla anche in chiave psicosomatica.
Secondo le mie saggissime fonti, l’orticaria racconta e sfoga lo stress sopito di soggetti iper emotivi, come la sottoscritta, che hanno il sistema immunitario cassaintgrato.
Diciamo che come inizio vacanza non ci siamo. No,non ci siamo, non ci siamo proprio.
Aspetto sempre queste due settimane per poter ritrovare un po’ di serenità con il socio fuori dalle email di lavoro e dai progetti da consegnare…Invece, devo imparare a stare sola con i miei ritmi che sono, ogni giorno che passa, diversi dai suoi.
Ne approfitterò per dedicarmi a me e per riflettere. Ho bisogno di vincere questa indecisione che non mi aiuta a scegliere cosa fare e come agire.
Se aspetto che lui riesca a soprendermi, è la volta buona che inzio a scegliermi il badante.
Non chiedo che lui realizzi il mio sogno segreto e che mi accompagni bendata in aeroporto pronta per partire per chissà dove…non mi aspetto che mi faccia questa – ormai sepolta e impolverata nel cassetto – proposta di nozze, non mi aspetto che voglia metter su famiglia (lui preferirebbe un allevamento di cani o di droni), ma vorrei tanto che avesse voglia di stare SOLO con me, romanticamente, che mi porti un fiore di campo quando viene a prendermi sotto casa dei miei e che lo faccia perché se lo sente e non solo e perché c’è una dannata ricorrenza da festeggiare.
Vorrei che mi amasse senza routine, di pancia, più di ogni altra cosa.
Questa quotidianità non la reggo più. Questa prevedibilità odora di visto, di noia, di abitudine che non fa emozionare.
Mi piacerebbe ritornare a essere al “centro dei suoi pensieri”, come mi scriveva negli sms di 10 anni fa.
Vorrei essere al centro dei suoi pensieri liberi, spontanei, veri…vorrei che provasse quel brivido, vorrei poterlo provare io, ancora.
Già è vero, io per lui ci sono, ci sono perché sono innamorata, ma sono tanto tanto demoralizzata da questo rapporto che assomiglia a una barca senza timone in mezzo al mare.
Lo ammetto, la colpa è la mia. Sono io che mi sono stancata di navigare a vista, non ho più l’entusiasmo iniziale dell’attesa e della scoperta…Mi sembra tutto troppo calcolato, metodicamente ripetuto, uguale, mi mancano stimoli e prospettive nuove. Mi manca percepire quella scintilla che trasformava tutto in vibrazione d’amore.
Spero che questa stanchezza emotiva si trasformi presto in grinta, quella che mi supporterà nel riuscire a cancellare inutili elucubrazioni o disilluse conclusioni.
Tra dieci giorni sono 10 anni.
Spero di cuore di riuscire ad affrontare il giro di boa con il vento in poppa, lo spero per me, per il socio, per noi.

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