Pensieri, senza filtro.

Quando le dita improvvisano sulla tastiera

15

Dic 2013

Pigiama is a state of mind

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Pigiama is a state of mind.

Parliamone.

Oggi è sabato, sono alle prese con un po’ di progetti web da ultimare, i regali di Natale da scegliere, il piccolo Buck malato (Buck è il nostro cane, nostro ‘fillio’, come ci piace chiamarlo, sì senza ‘g’ e con doppia ‘l’)  la mia stramaledetta  sinusite da esorcizzare  mi costringe a indossare un cappello di lana calato sulla fronte per riscaldare i seni irritati – quelli paranasali, intendo. Gli altri (seni, ndr) sono semplicemente depressi per le dimensioni ridotte 🙂

Insomma, per farla breve, da quando mi sono alzata, ho scelto di indossare la tenuta  sesso repellente  da  weekend invernale: calzettoni di lana, pigiama felpato, berretto con interno in pile (vedi sopra), mutandoni ascellari e irritabilità da naso completamente occluso.  Una gioia per la vista e per lo stomaco.
Il socio, per par condicio, indossa il suo pigiama con vestaglia da dandy inglese, lui sì che sa essere chic anche in tenuta da notte. No way, l’uomo di casa, quello greve e so rude da porto di Genova, quello che  dice le parolacce ha il nome uguale-uguale al mio.

Sono proprio l’esempio lampante di quanto il cambiamento sia insito nella vita di ogni individuo.
Pensa che dai 16 ai 20 anni non esisteva che uscissi di casa senza tacchi, capelli fatti e un trucco impeccabile per contornare il mio sguardo da felino pronto a graffiare. A 23 la fase sciattoman nella quale la cosa più erotica indossata erano un paio di pantaloni larghi scuri, i capelli erano sempre raccolti in una crocchia stile nonna di Titty, e gli occhiali da intellettuale indefessa (e anche un po’ fessa) inforcati alla bene e meglio. E giù mia madre a ricordarmi che non potevo trascorrere i migliori anni della mia gioventù rinchiusa in una biblioteca, tra tomi  di storia e letteratura. E allora, dopo un paio di anni impolverati, il bruco – che sarei io- ha seguito il consiglio esperto di mammà e ha riscoperto il piacere di essere farfalla, libera e felice come la pubblicità della Nuvenia.
A 25 anni, infatti, è scattata la fase bella figheria con tanto di abbinamenti supertrendyfashionvictimesticazzi, reggiseni imbottiti e perizomi della linea “daje (la)”.

Ecco. Adesso sono trascorsi 9 lunghi anni e posso dire finalmente….di essere in una fase da disturbo bipolare dello stile. Passo da tuta e scarpe da ginnastica, con capelli rigorosamente raccolti, al tacco 12 con vestino wow- wow e capello ondulato alla Belen.

Chissà cosa succederà andando avanti con l’età.

E niente, lo stile è un’altalena, come il mio umore. Unica e sola garanzia: il colore. Adesso non posso fare a meno del colore, brillante, vivo, vitale, quello che illumina anche le giornate più grigie e sa dare ancora più allegria a quelle di sole.

Mah, sì, perché in fondo, trasandatamente o fighettamente come direbbe Cetto Laqualunque, l’importante è indossare sempre il capo più sexy, il nostro sorriso.

Keep on smiling 🙂

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