Pensieri, senza filtro.

Quando le dita improvvisano sulla tastiera

21

Nov 2014

Questo non è un blog professionale

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Il mio blog è personale. Nel mio blog scrivo quello che mi pare, e non voglio usarlo come strumento di content marketing per pushare la mia attività di consulente e formatrice.

Questo non sarà mai un blog professionale.

Perché?

Perché mi diverte di più parlare di yoga, viaggi, cazzate varie ed eventuali che proporre ” I 10 comandamenti della content strategy” piuttosto che decantare quanto per me siano importanti i video per una comunicazione online di successo.

Però. Sì, peró oggi devo parlare di lavoro. Oggi per un istante questa parentesi personale diventa professionale.

Oggi devo assolutamente tosare a secco i pecoroni del digitale, le masse che vedono un nome con tanti follower su un social network, e allora ne consegue che costui sia un avatar sceso in terra da adorare con tanto di  altare sacrificale.

Voglio dissociarmi, come dicono quelli seri, con i guru saccenti che solo ora si rendono conto che ci vuole qualità, sostanza, valore, trasparenza, interazione, senso dell’umorismo per lavorare online. Guru che fino a ieri predicavano dall’alto
dei loro blog le strategie più misere  a livello di ‘sostanza e ciccia’ per i poveri utenti alle prese con l’overflow informativo e assetati di un goccio di vino buono. Troppi vini in tetrapak, troppi.
Già perché i poveri utenti devono spesso cercare di trovare informazioni all’interno di pagine web strutturare a caso, piene di banner fluorescenti e rumorosi, e stracolme di link e parole chiave buttate lì come butta i calzini sporchi per terra – rigorosamente di fianco al letto-  il socio quando torna dalle fatiche lavorative della giornata.

Sono  10 anni che mi occupo di content marketing, in Italia. Sì, in questo paese dove ancora a mala pena se ne parla. Sono 10 anni che credo nel valore e nel potere virale della sostanza, del contenuto che sia audio, video, testo, infografica o fotografia.

Il fatto è che, a differenza di altri, non ne parlo su blog o siti. Non mi piace. Anche ora mi si intorcinano le dita mentre scrivo.

Mi piace praticarlo, il content marketing. E piace farlo per gli altri. Scrivo, creo, progetto, dirigo orchestre di favolosi professionisti per creare una sinfonia che diventa tormentone.

Ammetto di non essere brava a fare per me un po’ di sano personal branding. Dovrei? No. Non dovrei. Perché la prima cosa che dico sempre è che bisogna comunicare quello che uno si sente di comunicare. Liberi, sinceri, diretti.

Quindi, cari amici, il mio neurone polemico invita all’approfondimento, all’andare oltre a guardare sotto il tappeto.

Non è tutto oro quello che luccica, non sono tutti guru quelli che si professano tali e soprattutto – dlin dlon momento informativo-  io qui non farò mai l’evangelista di nulla.

Prima o poi dovevo affrontare la cosa con me stessa e con i miei neuroni. Ora che l’ho fatto posso berci sopra.

Una vodka, grazie.

Saluti e Baciozzi dalla fredda, malinconica e bella Cracovia.

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Grazie :)
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