Pensieri, senza filtro.

Quando le dita improvvisano sulla tastiera

01

Set 2015

Un mare di coraggio e incoscienza

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Meno male che scrivo. Sì, per me scrivere è proprio una salvezza, ma lo è anche per gli altri, quelli che mi stanno intorno.

Perché se io non sfogassi le miei emozioni, le frustrazioni, le ansie, la rabbia, attraverso le lettere dell’alfabeto che si animano in una danza carica di significati miei e viscerali, i vaffanculo partirebbero a raffica, e la mia bocca diventerebbe un mitra impazzito, animato da una diplomatica repressione che fa più danni della grandine.

É giunto il momento di potare i rami secchi, anzi di sradicare l’albero.

Mi sono stancata di tante cose e ho deciso di metterci una tomba sopra. Per me è tempo di seppellire e cancellare, giù 10 metri sotto la nuda terra, le insoddisfazioni figlie della paura, di affrontare i tagli, quelli netti.

Che differenza c’è tra coraggio e incoscienza?

Alberto Moravia direbbe:

“Al mondo non c'è coraggio e non c'è paura,

Cioè essere incoscienti, senza freni, liberi, spontanei come un bambino che ti guarda e dice: “signora come mai hai la ciccia che sblusa dalla pancia come la camicia del mio papà?”. Sì, perché il caro produttore di mocio, che vorresti evaporasse come i soldi sul tuo conto corrente quando paghi le tasse, ha avuto il coraggio di articolare una domanda retoricamente sadica con incosciente e puerile – dunque perdonabile – mandibola. Cosa che tu non fai. Quasi mai.

E perché diavolo non lo fai? Per colpa della fottutissima paura, del raziocinante buon senso e del quieto vivere.

Ma è davvero così quieto poi il tuo vivere? Oppure sei lì che rosichi e implodi come o’Vesuvio quando trattieni e non riesci a trasformare ed elaborare pensieri ed emozioni negative?

La mia amica Bianca mi dice sempre che è il classico rapporto genitore-bambino, quello che davanti a clienti, pseudo amici, vampiri energetici e capi ci fa sentire sempre un gradino sotto, succubi e obbidienti, sennò sono guai. Non ci mettiamo mai sullo stesso piano, quello da adulto a adulto, ma abbassiamo il nostro livello per evitare discussioni, spesso reprimendo e soffocando coloriti improperi in gola.

Io sono per la diplomazia, di solito. Non mi piace discutere, non mi piace affrontare le persone direttamente e a cuore aperto – a meno che non siano quelle con le quali ho un rapporto molto stretto come il socio o i miei genitori. Con loro è un discorso a parte: hanno il privilegio di vedere anche il peggio di me 🙂

Con gli altri cerco sempre di mediare, di ingoiare il boccone amaro, di mettere sulla bilancia il benestare di una situazione e di una relazione rispetto ad altro. Però c’è un limite. E quando sorpasso il limite del buon diplomatico, sorridente e pacifista, non riesco più a indossare maschere e divento acidamente stronza.

Una stronza per coraggio o incoscienza?

Mah, forse sono solo una che ha la percezione di non aver più nulla da perdere ma solo da guadagnare.

Non possiamo lavorare con tutti, e alle condizioni di tutti.

Non possiamo essere amici di tutti, ipocritamenti complici di una relazione tenuta insieme da uno spago che si sfilaccia.

Non possiamo appoggiare le strategie di qualcuno solo perché ci promette la luna, ma concretamente riesce a pescare solo in un laghetto destinato alla pesca sportiva,  sornionamente ricolmo di trote da allevamento.

Forse il coraggio arriva proprio quando l’incoscienza di quello che sarà non va più a braccetto con il timore e la paura del vuoto. Forse le scelte migliori sono proprio quelle che facciamo quando ascoltiamo la pancia.

Forse bisogna fare come quando vuoi fare il bagno, al mare, vedi il caso 2, secondo esempio.

Caso 1: Acqua calda
E’ troppo facile gettarsi in mare quando l’acqua è calda, bollente.

Caso 2: Acqua fredda

1) Approccio timoroso:

  • luuuunghe camminate dentro l’acqua, quelle che piano piano portano a bagnare nuovi strati del corpo dal basso verso l’alto.
  • schizzetti di bambini irrequieti o di amici simpatici come la multa sul parabrezza posso spingerci a inumidire gradulamente qualche centimetro di pelle
  • brevi pucciatine, stile inzuppo- il -biscotto- vorrei-ma -non- posso

2) Approccio coraggioso: fanculo al freddo, io mi tuffo, mentre  un brivido energizzante corre lungo la schiena e un sorriso di successo, con il ritrogusto della incoscienza, mi regala fiducia.

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