Pensieri, senza filtro.

Quando le dita improvvisano sulla tastiera

19

Ago 2014

Consapevole e confusa evoluzione

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Ringrazio Dio, Buddha, Allah e chi per loro di avermi dato questo potente mezzo di sfogo. Ringrazio per avere questo canale che mi permette di trasferire dal cuore ai tasti tutta l’amarezza che soffoca il cuore.
La pazienza ha un limite, la tolleranza deve raffinarsi, il perdono ha un senso solo se poi dagli errori si impara a costruire e migliorare.
Non sopporto le persone irose, la violenza, verbale e fisica.
Non sopporto chi ti vomita addosso la sua insoddisfazione e poi, come se nulla fosse – dopo che si è sfogato per bene uccidendo ogni angolo della tua anima – sorride ipocritamente, senza lontanamente considerare che ad azione – e la fisica lo insegna – corrisponde una reazione.
Egoismi che portano a mettere il proprio IO , maiuscolo per insicurezza, davanti al benessere, proprio e altrui. Immolatori del nulla, sacerdoti dell’ignoranza.
Ma perché cazzo la gente trova valore in se stessa vomitando cattiverie e negatività contro gli altri? Cos’è? Hanno bisogno di umiliare gli altri per colmare il vuoto interiore?
Perché prendere consapevolezza che si può crescere, evolvere, cambiare, guardare con la luce anche il buio è così complicato per certa gente?!
Non sopporto le lagne. Lo sport preferito dalla popolazione italica: la lamentela.
Questo non mi piace, questo non lo voglio, questo fa schifo…è colpa di Tizio, Caio e Sempronio se sono infelice.
E no, caro il mio mugolatore iracondo.
La causa del tuo male sei tu.
Non esiste strada per la felicità, la felicità è la strada.
E’ il tuo fottuto atteggiamento negativo e pieno di superficiale attenzione a cazzate a rovinarti la vita.
Il tuo materialismo e il tuo attaccamento alle piccole cose – che non valgono e che non ti porterai nella tomba- ti allontanano dall’assaporare il calore del vento, il profumo del mare, la morbidezza di un abbraccio, la gioia di un sorriso scambiato per strada, la complicità del bene che se ne fotte delle apparenze fatte di controllo del nulla.
Perfezione e controllo sono sinonimo di paura.
La vita, i rapporti interpersonali devono essere sentiti di pancia, bisogna dare ma non perché si riceverà qualcosa in cambio.
E poi basta, basta con la cattiveria gratuita e con le ansie da prestazione.
Retaggi di un passato fatto di apparenze, di insicura gestione delle proprie possibilità morali e intellettuali.
Abbiamo tutti gli strumenti per poter trasformare le nostre giornate in solari voli di farfalle, eppure preferiamo sguazzare nel fango delle insicurezze e dell’ira gratuita.
E, comunque, meno male che lo scrivere agisce terapeuticamente su di me. Meno male che basta sedersi davanti a una tastiera per riuscire a ritrovare un po’ di leggerezza e di equilibrio. Le parole che guidano il fluire libero dei pensieri massaggiano e curano le ferite dell’anima e mi aiutano a trovare il centro.
Sono fortunata. E in costante, caotica e confusa evoluzione.

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