Pensieri, senza filtro.

Quando le dita improvvisano sulla tastiera

01

Mar 2015

La centrifuga

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“La forza centrifuga è una forza che appare agire su di un corpo che si muove di moto circolare, quando tale moto viene analizzato in un sistema di riferimento ad esso solidale e, quindi, in un sistema di riferimento non inerziale”  Questa è la definizione data da Wikipedia.

In questo momento, tutto nella mia vita centrifuga.

Centrifugano le idee.

Centrifuga la pazienza – e di conseguenza le palle che non ho.

Centrifugano frutta e verdura.

Strano ma vero, centrifuga pure la lavatrice (che fino a qualche giorno fa non funzionava).

Insomma, in questa centrifugatissima fase della mia esistenza terrestre sto mettendo in ballo tante cose che agiscono con forza sul mio corpo tondo. Come?
Facilissimo: scobussolandolo.

Se non metto tutto nero su bianco in to do list adeguate, rischio davvero di incasinarmi.

Sono contenta, nonostante il caos rotondo. Cioè, contenta a fasi alternate.

Sono pur sempre una femmina e, in quanto esponente del gentil sesso, fortemente suscettibile alla luna, beh, più alle lune, per essere franca – che poi io sono Giada e non Franca (ok, per questa battuta merito vagonate di ghiaccio sulla schiena)

Mi sono data anche alle centrifughe di frutta e verdura. Il benessere fisico è importante. Così come è importante aiutare i miei neuroni a non sentirsi costantemente sotto accusa dal senso di colpa glicemico a forma di barattolo di Nutella. Lo confesso: ho comprato un barattolo da 1 kg di Nutella ed è quasi a metà, per mio grandissimo merito. Io sono guinness world record di mangiata di cioccolata e  produzione instantanea di brufolo: a cucchiaio di Nutella segue brufolo sul viso. Ormai è matematico.

Vabbè, dicevo delle centrifughe brucia grassi… Sono brava a dissimulare con i miei neuroni, eh?! Stamane me ne sono fatta una a base di finocchio, limone, zenzero e mela. Buona, energizzante, drenante e digestiva. Ecco, così poi posso abbuffarmi di cioccolato in modo più lieve, cioè con un po’ meno senso di colpa.

Lavorativamente parlando sto iniziando a divertirmi di più: faccio cose che mi piacciono e mi stimolano. Tra due settimane vestirò i panni del trainer o formatore, ditelo un po’ come vi pare.

Terrò 3 corsi ufficiali più altri 6/7 workshop non convenzionali. Tutto nel giro di 3 mesi.

Nel frattempo scrivo, scrivo, scrivo…sempre di nascosto e come fantasma della tastiera e mi sparo qualche viaggio di lavoro, anche se bramo una vacanza più di un incontro con un figaccione bello, ricco e brillante che sfuma di grigio, rosso e nero.

Ma la vacanza è un miraggio lontano. Tocca lavorare e pure di brutto. Ogni occasione è preziosa e le tasse da pagare sono talmente tante che a mala pena si riesce a fare la spesa.

Meglio non esprima il mio giudizio a livello politico: si sappia solo che rientro in quella schiera di gente che gli 80 euro non li vede, anzi l’unica cosa che vede è la migrazione delle risorse (quando e se arrivano) dal proprio conto corrente.

Nel centrifugare folle, ho ritrovato questa filastrocca di Gianni Rodari, autore che adoravo da piccina e che amo da grande.  
Come è facilmente evincibile, già da piccola avevo una strana attrazione per l’ortografia e gli accenti al posto giusto.

La filastrocca si intitola: Como nel comò

Una volta un accento
per distrazione cascò
sulla città di Como
mutandola in comò.

Figuratevi i cittadini
Comaschi, poveretti:
detto e fatto si trovarono
rinchiusi nei cassetti.

Per fortuna uno scolaro
rilesse il componimento
e liberò i prigionieri
cancellando l’accento.

Ora ai giardini pubblici
han dedicato un busto
“A colui che sa mettere
gli accenti al posto giusto.”

Sia ben chiaro, la filastrocca di Rodari non ci azzecca – come direbbe un famoso ex magistrato – ma visto che l’ho ritrovata per caso, evidentemente non era un caso che dovessi postarla. Qui, nel bel mezzo della centrifuga.

Voglio condividere questo post su...

Grazie :)
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